Stefano Bertani

Sono stato intervistato su Commodoriani

Devo ammetterlo, il marchio Commodore è ancora capace di risvegliare in me dolci ricordi ma anche fremiti di eccitazione. Come accadeva allora, circa 34/40 anni fa. L’emozione di ricevere il primo Commodore 64 e poi, successivamente l’Amiga 500, non immaginando nemmeno lontanamente di arrivare in seguito a lavorare nel settore dell’informatica e vendere proprio quei splendidi ed innovativi computer.

Un’esperienza che mi ha segnato, che mi ha regalato un’importante ed indimenticabile esperienza non solo umana, ma soprattutto mi ha insegnato ad affrontare il mondo del lavoro con mentalità analitica e l’approccio pratico.

Per questi motivi è per me un onore essere stato intervistato per raccontare uno spaccato della storia della Newel, l’azienda dove ho mosso i miei primi passi nel mondo del lavoro. Ma soprattutto per una rivista che porta proprio quel marchio, quello della Commodore. 

E’ anche un privilegio, forse non me lo merito, essere stato annoverato tra quelle persone autorevoli che hanno contribuito a scrivere pagine di un settore straordinario come quello dell’informatica di allora, dove tutto doveva essere ancora inventato. E quelle persone lo stavano facendo. E’ facile oggi pensare ad un mouse, al nostro smartphone o a internet: all’ora non esistevano.

Ringrazio pertanto Massimiliano Conte per questa opportunità che mi ha voluto regalare.

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